Pubblichiamo l’intervista a Cesare Comasini, coordinatore del Dipartimento Imprese di Fratelli d’Italia per la provincia di Monza e Brianza, realizzata da Rosario Mancino, Responsabile Provinciale di Fratelli d’Italia.
Comasini, lei, oltre a ricoprire il ruolo di Coordinatore del Dipartimento Imprese, è un imprenditore, come giudica il
nuovo decreto annunciato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte?
Vede, lei ha detto bene, annunciato. Come è possibile giudicare un qualcosa che nei dettagli non è ancora stato definito?
Possiamo forse esprimere un giudizio sul primo decreto “Cura Italia” di marzo ed in gran parte non ancora perfezionato.
Mancano infatti ancora molti decreti attuativi, che forse arriveranno in maggio, a due mesi dalla pubblicazione sulla
Gazzetta del decreto. Molte delle azioni definite sono ancora quindi solamente sulla carta. Nel complesso un decreto
definito, da tutte le associazioni, gravemente insufficiente, per impatto e tipologia di interventi, dove non ha di fatto
trovato spazio la grave emergenza economica in cui versano le imprese. Vi troviamo ad esempio risposte solo in piccola
parte alle esigenze dei settori da subito tra i più colpiti. Pensiamo al turismo, la ristorazione, il commercio, senza
dimenticarne altre quali il fitness o legate all'intrattenimento, come lo spettacolo, che soffriranno molto a lungo questa
emergenza. Che senso aveva poi sospendere il pagamento dei contributi solo per 4 giorni per le aziende con fatturato
superiore ai 2 Milioni di euro, creando una discriminazione incomprensibile. Parliamo poi sempre di una sospensione,
quindi di un posticipo della scadenza.
Alcuni interventi, quali cassa integrazione in deroga erano però da subito attuabili, a vantaggio di imprese e lavoratori.
Sulla carta si, in realtà solo parzialmente. Vede il principale problema attuale delle imprese, piccole, medie o grandi che
siano, è la liquidità. La cassa integrazione richiede un passaggio per le federazioni sindacali. Questo seppur comprensibile
per aziende di grandi dimensioni, viene richiesto anche per aziende con pochi dipendenti, che normalmente non hanno
una rappresentanza sindacale e comporta un allungamento dei tempi. Bisogna inviare comunicazione ad almeno 3
federazioni sindacali differenti, attendere la risposta del primo e poi procedere con la definizione di un accordo.
Abbiamo quindi un problema legato alla “burocrazia”. Poi vi è l’aspetto economico. La cassa integrazione può essere
con anticipo dei costi da parte dell’impresa, che comporta ovviamente un impatto sulla liquidità aziendale, con
successivo conguaglio da parte dello Stato, oppure pagato direttamente al lavoratore da parte dell’INPS. Ovviamente
per le Imprese questa soluzione sarebbe la migliore ma non offre certezza dei termini di pagamento al lavoratore, che
riceverà sicuramente con ritardo e quindi andrebbe incontro a difficoltà nella gestione quotidiana delle proprie spese.
Nella stessa zona definita Rossa e subito chiusa per il Covid-19 settimane fa non risulta ad oggi essere arrivato ancora
nulla, a dimostrazione delle tempistiche troppo lunghe di gestione.
Il suo non sembra un giudizio molto positivo, forse di parte?
Se essere critico significa essere di parte allora sì, sono di parte, anzi, dalla parte, delle Imprese, dei lavoratori, del Paese.
La realtà è che nella veste di imprenditore mi scontro tutti i giorni con la burocrazia, le problematiche legate al settore
bancario e la rigidità dello stato. Inoltre, in qualità di coordinatore del Dipartimento Imprese di Fratelli d’Italia, per la
Provincia di Monza e Brianza, sono a contatto con moltissimi imprenditori, di tutti i settori e conosco perfettamente le
problematiche che stanno vivendo. Guardi che se non ci si muove velocemente, garantendo
immediatamente la liquidità alle Imprese, moltissime di queste non saranno in grado di riaprire o chiuderanno
comunque a breve.
Questo aspetto in teoria è colmato dagli interventi annunciati recentemente, con 400 Miliardi a disposizione delle
Imprese, piccole, medie o grandi.
Vero, ma come le ho detto non abbiamo alcune certezza, non essendo ancora di fatto disponibile il nuovo decreto e non
conoscendone quindi i dettagli, soprattutto i paletti che saranno posti per l’accesso al credito, sulle cifre e soprattutto
sulle tempistiche, cosa più importante.
E’ però innegabile che 400 Miliardi siano una cifra enorme.
Io sono e devo essere molto pratico, basarmi sulla quotidianità ed avere una visione sul futuro e sinceramente non
riesco a farmi influenzare dai numeri roboanti e dagli annunci della domenica sera. Guardi che al momento, ad oggi, non
è arrivato in tasca nemmeno un euro, a nessuno. Prenda il caso delle partite Iva, del Bonus, dei 600 euro. Non
sappiamo ancora quando arriveranno e nel frattempo la gente non lavora. Si parla di 400Mld di garanzie, non di soldi
dati alle aziende e questo fa un enorme differenza, visto che il problema attuale, come già detto, è la liquidità. In altri
Paesi in Europa si è immesso subito denaro liquido e dato respiro alle imprese, facendo meno proclami. Le garanzie sono
a copertura dell’esposizione che gli istituti bancari avranno concedendo crediti alle Imprese. Qui il ritardo nell'emissione e pubblicazione del nuovo decreto è ancora più dannoso, in quanto si è creata una situazione di limbo, in cui gli istituti
congelano ogni decisione su eventuali crediti alle aziende, in attesa di capire se e quali garanzie reale offrirà lo stato.
Cosa intende con “congelano”?
Semplice, vi sono imprenditori che, anticipando i tempi della crisi, hanno chiesto finanziamenti e che pur avendo una
valutazione bancaria positiva o molto positiva restano in attesa di risposte sulla pratica, che rimane ferma all'ufficio crediti degli Istituti. Ovvio che per la banca finanziare con garanzia del 80%, del 90% o del 100% fa una differenza
importante. Perché la cruda realtà è che gli Istituti Bancari, al di là delle belle parole, per dare credito vogliono, oggi
come ieri, garanzie, spesso al 100%, dove la rimanenza deve essere coperta dall'imprenditore, che in questo momento
ha come principale obiettivo la sopravvivenza e non ha cassa o garanzie personali da dare.
Il quadro non è molto confortante così come descritto.
Vero ma non è niente di nuovo. Mi lasci dire che fare da banca con la garanzia del 100% del rischio forse è un pochino
troppo facile però spesso è questo il contesto in cui sono costrette districarsi le Imprese. Per questo motivo lo Stato
deve dare a tutti garanzie al 100%, attraverso una procedura snella e priva di vincoli, altrimenti pochi vi accederanno e
troppo tardi. Se una pratica nella situazione attuale impiega 3-4 settimane per essere valutata siamo alla frutta. Questo
è un elemento molto importante, che già prima del Covid-19 rappresentava un ostacolo alle imprese e che se non
superato porterà la chiusura di molte attività. Non dimentichiamoci poi che in alcuni casi si dovrà passare, altra cosa
assurda, per il benestare dell’Unione Europea, con le conseguenti tempistiche. Bisogna essere molto pratici, la liquidità
serve ora, adesso o siamo in grado di concederla o smettiamola di creare illusioni.
Ha parlato di Unione Europa, che sappiamo avere una visione ed un approccio diverso tra Paese e Paese, cosa ne
pensa?
Cosa vuole che le dica. Prima di intraprendere l’attività di Imprenditore ho avuto la fortuna di lavorare e risiedere in
alcuni paesi Europei e di viaggiare in tutto il mondo. Questo atteggiamento non mi sorprende affatto. L’Europa di oggi
è profondamente diversa da quella immaginata dai Padri Fondatori. Quegli ideali non ci sono più, da tempo, come non
esistono più personaggi del calibro dei Padri Fondatori d'altronde. Parlo di politici come De Gasperi o pari livello,
Schumann e molti altri. Guardi, purtroppo l'integrazione economica, che ha consentito all'Europa di riconquistare un
suo ruolo importante, senza il progetto dell'Unione politica, ovvero quello di un governo federale o similare, che non ha
mai preso forma, non ha futuro. Gli egoismi dei singoli Paesi, che emergono limpidamente in questo contesto di
emergenza eccezionale, ne sono la logica conseguenza. Non so se veramente l’Europa rischi di sgretolarsi, come molti
dicono, ma sicuramente rischia di essere in tutto molto diversa da come immaginata in origine e quindi di perdere il
grande valore derivante dall'essere uniti e coesi. Senza una condivisione in materie quali la difesa, la polita estera o il
commercio interno avremo sempre Paesi che nella comunità Europea offrono agevolazioni fiscali importanti alle
Imprese, a scapito degli altri Paesi Europei, per poi magari, come avviene in questi giorni, mostrarsi estremamente ed
ideologicamente rigidi sulla concessione di finanziamenti verso Paesi in maggiore difficoltà.
Questa Europa quindi non le piace. Vede un Italia fuori dall'Europa?
Chi mi conosce e conosce il mio percorso, personale e politico, sa perfettamente che non sono mai stato contro l’Europa
e credo profondamente nella necessità dell’Europa, di mostrarsi ed agire coesa, in tutti i settori. Questo non significa
“appiattire” le culture e la storia delle singole nazioni ma agire davanti ad alcune tematiche globali in modo unitario.
Solo così facendo credo si possa pensare di poter affrontare le sfide a venire. La pandemia del Covid-19 è un ulteriore
esempio di cosa non si debba fare, ovvero andare ciascuno per la propria strada. Le imprese hanno bisogno di un Europa
forte, aperta e solidale tra i Paesi che la compongono per essere competitive.
Le Imprese italiane soffrono di questa situazione.
Le imprese Italiane soffrono di questa situazione e di altro.
Soffrono in termini di competitività nell'economia internazionale, ad esempio, di un tasso troppo basso di digitalizzazione ma più di ogni altro fattore soffrono di Burocrazia
e difficoltà di accesso al credito, come dicevo, oltre ai costi fissi elevati ed il livello di imposte. Ciò nonostante le Imprese
Italiane sono riconosciute in tutto il mondo, in ogni settore, all'avanguardia, sia dal punto di vista tecnologico, di
innovazione, design che di qualità. Certo non possiamo permetterci di attendere troppo a lungo la realizzazione del
progetto Europeo, salvo non rischiare di vedere le nostre migliori Imprese acquistate con pochi spiccioli da
Multinazionali o in qualche caso addirittura da Banche centrali di Paesi Europei, come avvenuto in questi giorni di pesanti
ribassi in borsa, dove alcune ne hanno approfittato per acquistare quote, a basso prezzo, di grandi aziende italiane.
Che giudizio ha come imprenditore della gestione dell’Emergenza da parte del Governo ed in particolare del
Presidente del Consiglio Giuseppe Conte?
Ma cosa vuole, sono solamente un semplice imprenditore alle prese con problemi non paragonabili a quelli che deve
affrontare il governo. Sulla gestione dell’emergenza del Covid-19 hanno la fortuna di poter utilizzare i migliori esperti.
Certo spesso abbiamo visto specialisti, professori, ministri ed anche segretari e sottosegretari andare in televisione con
affermazioni direi incaute, che purtroppo poi hanno un impatto sulla borsa, quindi sulle imprese e conseguentemente
sui lavoratori. In questi casi le basi della comunicazione impongono di limitare e concentrare le informazioni attraverso
canali specifici. Qui mi sembra sinceramente che sia a volte ecceduto nella spettacolarizzazione del problema, inoltre
con esternazioni spesso non coincidenti tra addetti ai lavori. Inoltre, l’imprenditore sa benissimo che quando si deve
affrontare un problema è fondamentale utilizzare tutte le risorse disponibili, al fine di identificare la migliore soluzione.
Ogni risorsa, anche la meno qualificata, può dare un contributo importante e deve essere coinvolta ed ascoltata, per poi
decidere. In questo caso mi permetto di rilevare che il Presidente del Consiglio ha preferito fare molto da solo,
assumendosene la responsabilità, coadiuvato da pochi. Io, da imprenditore avrei da subito coinvolto le migliori risorse
a disposizione del Paese, inclusi tutti i rappresentanti delle opposizioni ed i Governatori, tracciando una linea condivisa
e supportata da tutti, compatibilmente con il proprio ruolo. Questo per dare grande fiducia agli italiani sulla condivisione
delle azioni definite ed evitare prese di posizione discordanti e quindi confusione. Come ho specificato io sono però
prima di tutto un semplice imprenditore, quindi abituato a ragionare su cose pratiche.
Quindi, per concludere, come immagina il domani per le imprese italiane?
Un imprenditore deve essere realista ma sempre positivo e ottimista. Sono troppe le problematiche da affrontare per
farlo con un approccio negativo. Io credo che molte delle nostre aziende supereranno quest’emergenza ma solo se il
governo saprà dare risposte certe e liquidità subito e il fermo delle attività, soprattutto per Piccole e Medie Imprese,
non si protrarrà ancora a lungo, altrimenti ogni sforzo sarà vano. Siamo tra i migliori nel mondo, per inventiva e capacità
e saremo in grado di superare questo momento, rafforzandoci e migliorandoci. La crisi sanitaria sta indubbiamente
modificando lo scenario economico globale ed avrà un impatto devastante sul mondo del lavoro, con decine di milioni
di nuovi disoccupati. Vi sarà forse un cambiamento culturale, che porterà a cogliere i benefici di una maggiore flessibilità
in positivo del lavoro. La capacità di creare una rete e relazioni, dando più valore a quelle digitali e tecnologiche sarà
indubbiamente utile. Vi saranno altre crisi, che investiranno il mondo globalizzato, depressione nelle economie
emergenti, problematiche con i Paesi che dominano per quantità di petrolio prodotto, lo sviluppo delle situazioni nel
continente africano e per questo non possiamo pensare di affrontarle da soli. Oggi però come imprenditori siamo tutti
troppo concentrati sul presente, sul sopravvivere, piuttosto che sul domani ma ce la faremo, anche questa volta,
nonostante tutto, restiamo positivi, in attesa di leggere il decreto recentemente annunciato.
Cesare Comasini
Nato a Casalpusterlengo, in provincia di Lodi, 56 anni, imprenditore nel settore edile specialistico della Protezione
Passiva al Fuoco ed Industriale. Amministratore Delegato di importanti aziende multinazionali operanti nella
componentistica elettronica, ha trascorso alcuni anni all’estero, operando per aziende italiane e straniere, in Paesi
quali Francia, Inghilterra, Olanda ed Ungheria, con operatività anche in Cina e Taiwan. Dal 2008 ha ricoperto per
diversi anni il ruolo di coordinatore della Sezione di Agrate Brianza dell’UDC, partito con il quale, unite le forze
moderate di centro del paese, è stato due volte candidato Sindaco, alle elezioni comunali del 2009 e del 2014 e dove
ha svolto attività in qualità di Capogruppo Consiliare, fino al 2016. Sempre nel 2009 candidato alle elezioni Provinciali
di Monza e Brianza nelle liste dell’UDC, che nel 2013 lo ha candidato alle regionali in Lombardia, per la provincia di
Monza e Brianza. Dal 2019 è parte attiva del gruppo di coordinatori Dipartimenti di Fratelli d’Italia della
Provincia di Monza e Brianza, coordinati da Rosario Mancino.